• Pubblicata il
  • Autore: DOTT. MAURO
  • Categoria: Racconti gay
GLI EUNUCHI (EVIRAZIONE E CASTRAZIONE MASCHILE) - prima parte - Caserta Trasgressiva
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  • Autore: DOTT. MAURO
  • Categoria: Racconti gay

GLI EUNUCHI (EVIRAZIONE E CASTRAZIONE MASCHILE) - prima parte - Caserta Trasgressiva

GLI EUNUCHI (EVIRAZIONE E CASTRAZIONE MASCHILE) - prima parte

Come nel caso dell'infibulazione femminile, è davvero difficile parlare con freddezza di una mutilazione così violenta, assurda e, permettetemi, schifosa.
Le più antiche testimonianze in nostro possesso, fanno risalire questa pratica almeno alla civiltà degli assiri e probabilmente anche a tempi più remoti. Nel corso dei secoli, questa barbarie è stato in uso in tutte le civiltà più antiche (greci, romani, persiani, cinesi, indiani, ecc.) e incredibilmente, in alcune società, sopravve ancora oggi!
Al di là dell'ipotetica origine legata alla altrettanto colpevole castrazione degli animali, storicamente, vengono riconosciuti due tipi fondamentali di eunuchi: quelli ai quali erano rimossi pene e testicoli (evirazione), e quelli a cui erano asportati soltanto i testicoli (castrazione). La semplice rimozione dei testicoli era ed è la pratica più comune (che culo!).

EVIRAZIONE
Un tempo, l'"intervento" veniva più o meno eseguito in questo modo:
- si assicuravano intorno alla parte inferiore del ventre e superiore delle cosce, legature bianche e bende pulite, per evitare una intensa emorragia
- la vittima era obbligata a stare in posizione reclinata. Un uomo lo sosteneva intorno alla vita, mentre altri due lo tenevano con forza separandogli le gambe, per impedirne qualsiasi movimento
- i genitali esterni venivano immersi per tre volte in acqua calda con pepe
(probabilmente pepe di Sichuan, che ha proprietà paralizzanti) fino a quando erano rilassati e dilatati a sufficienza
- poi venivano tagliati con un coltello curvo a forma di roncola.
Ahiaaaaaaaaaaa!!!
Ad evirazione compiuta, con cautela, si inseriva un perno nel foro principale alla radice del pene. La ferita era ricoperta con bende sterili (cioè bollite) ed accuratamente legata. Subito dopo, giusto per tirargli su il morale, il fortunato veniva costretto a camminare per la stanza due/tre ore, sostenuto e sorvegliato da due "infermieri-soldati", e solo alla fine gli era permesso di sdraiarsi. L'agonia era finita? Nooooo! Per tre giorni non poteva bere nulla, soffrendo sia per la sete che per l'intenso dolore ed il non riuscire ad urinare a causa del perno.
Dopo tre giorni, le bende ed il perno venivano tolti, e la vittima otteneva sollievo nel pisciare la copiosa urina che sgorgava come una fontana. Se questo accadeva in modo soddisfacente, era considerata fuori pericolo e tutti si congratulavano con lui, ma se non riusciva ad urinare, era destinato a una morte atroce, di agonia, poichè i canali di espulsione si erano ostruiti e nulla poteva salvarlo.

CONTINUA

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